I diari di Esterina

Il Diario di zia Esterina – Febbraio 2004

Io ho 94 anni. La mia famiglia era composta da dieci persone, sono rimasta io sola.

Papà nato a Marzo1874 morto a dicembre 1950, mamma nata a dicembre 1876 morta a giugno 1965, Nicola nato a gennaio 1900 morto a giugno 1998, Beniamino nato a febbraio 1904 morto a luglio 1981, Elvira nata a novembre 1906 morta giugno 1998, Vincenzo nato a aprile 1908 morto gennaio 1979, Ester a luglio 1910, Cristina nata a ottobre 1912 morta a maggio 1984, Angelo ad aprile 1915 morto a ottobre 1998 e Lucia( gemella di Angelo) ad aprile 1915 morta a marzo 1986.
Mio padre Alessandro de Prophetis nato nel marzo 1874 a Palombara mia madre Filomena Salvitti 5-12-1876 a Farindola.
Io sono nata a Palombara di Castelli il 4 luglio 1910 la V di 8 figli Nicola 1900, Beniamino 1904, Elvira 1906, Vincenzo 1908, Cristina 1912, Angelo e Lucia 1915 gemelli.
La mia famiglia era numerosa.
Mamma persona affettuosa verso i figli, lo stesso papà ci voleva molto bene uomo calmo e premuroso per la famiglia.
A Palombara c’era la scuola nella nostra casa, papà al comune di Castelli ha dato un appartamento di 3 camere e cucina con la gradinata esterna per fare la scuola. Nicola e Beniamino sono stati ad Arsita per i quattro anni di elementare, forse si pensava che l’insegnante di Arsita era più preparato.
Il maestro Beniamino Franchi la moglie Gerinda De Donatis amici di papà.
Elvira, Vincenzo e gli altri alla scuola di Palombara.
A casa si giocava tutti insieme la mamma sempre vicino a noi.
Questi piccoli passatempi erano pupe di pezza, giornali tagliati a forma di bamboline che ballavano.
La mamma raccontava storie allegre accadute ai nonni che noi non abbiamo conosciuto.
Si trascorreva il tempo nel giardino con tanti fiori che mamma preparava era la sua passione tanti vasetti di verde rampicante per abbellire la gradinata che porta al secondo piano, ogni gradino un vasetto di verde. Il vasetto colorato con le cartoline con figure di fiori, uniti coi punti fatti a mano.
Mentre la mamma lavorava ci teneva vicini soprattutto i più piccoli e raccontava storie allegre.
La nostra casa era un nido di pace,mamma e papà sempre d’accordo.
La vita di papà si svolgeva nel suo studio, amministrava le nostre proprietà.
I contadini portavano il raccolto della campagna, in casa non mancava nulla.
Si faceva ammazzare il maiale tutte provviste per l’inverno.
Papà era sempre allegro amava la compagnia, le persone che passavano a Palombara a piedi per andare a Castelli si fermavano per riposare, mamma offriva a tutti dolcetti che non mancavano mai a casa preparati da lei, un caffè, un bicchiere di vino,veniva offerti alle persone che spesso venivano a casa.
Mamma sapeva fare degli uccelletti bellissimi si potevano esporre in una pasticceria.
Erano di tante forme, chi stavano sopra al nido, chi volavano con una foglia in bocca, questi uccelletti con pasta di farina,uova, zucchero, dopo cotti in forno venivano ricoperti di zucchero battuto con l’albume di uovo, e dopo asciutti bene si dipingevano gli occhi, le ali, le zampe con la cioccolata sciolta, e venivano offerti alle persone che spesso venivano a casa.
Noi piccoli dovevano salutare per abituarci a trattare con gentilezza ogni persona ospite della nostra famiglia. Ci insegnava come dovevamo comportarci, la mamma con un suo piccolo movimento della testa capivamo se restare in compagnia o salutare e ognuno andare nella sua camera a lavorare, studiare o giocare.
La nostra casa era molto grande al primo piano cucina con grande camino, soggiorno secondo camino sempre acceso, una stanza con forno dove mamma cuoceva il pane e i dolci tutto preparato da lei.
Una camera per fare il bucato, un bagno e molte camere da letto.
Al secondo piano un salone con un tavolo si poteva apparecchiare per 20 persone succedeva ogni ricorrenza che si festeggiava a Palombara arrivavano amici di papà.
Le due camere per gli ospiti sempre arredati con lettini per qualche amico o parente per restare a dormire a Palombara.
Tutte strade mulattiere niente automobili quei giorni, a piedi o col cavallo.
Io a 6 anni andai con papà da zia Raffaella ad Arsita, c’era Beniamino che doveva andare al seminario di Penne per studiare, io restai per fare compagnia alla zia sorella di papà per qualche giorno ero molto contente perché potevo giocare con ragazze della mia età.
A casa del dottor De Iulis amico degli zii le due figlie Elena e Iolanda erano della mia età, mi portavano a giocare nel giardino di casa insieme alla cuginetta Anita De Donatis e si giocava insieme, io ero contenta perché a Palombara stavo sempre in casa con le sorelline mai fuori al portone.
Palombara piccola frazione le famiglie andavano a lavorare la campagna.
Restai ad Arsita volentieri con la zia e mi iscrissi alla scuola elementare. La mia maestra Gerinda De Donatis mi voleva molto bene.
La zia Raffaella e zio Alessandro avevano una figlia Giacinta sposata con Donato Franchi ma lui era impiegato a Bergamo quindi questa figlia col marito tornavano una volta l’anno per le ferie.
I miei zii sempre soli erano felici in mia compagnia. Mamma e papà venivano spesso ad Arsita mi mandavano i dolcetti i grembiulini per andare a scuola, mia madre era brava a lavorare a macchina confezionava i vestiti per i figli e per lei, era una brava donna di casa, di carattere allegro. Papà spesso veniva ad Arsita andava a Penne col postale per vedere Nicola e Beniamino, tornava la sera e restava a dormire a casa della zia. Io andavo a scuola con le compagne. Dopo la scuola elementare andavo spesso a casa della mia maestra per imparare a fare i fiori di carta che a lei piaceva tanto ma che non aveva il tempo per questo lavoro, perché volle che mi occupavo io e per qualche anno l’ho fatto, ma nel 1924 io avevo 14 anni cominciai un corso di ricamo dalla signora Chiara di Marcantonio, con me ci veniva pure Dora de Victoris che si preparava il corredo lei era il più grande di me di 3 anni.
In quel tempo così si faceva a preparare il corredo per il matrimonio o si andava alle suore di Penne come fece Giacinta mia cugina, oppure da una brava ricamatrice, Chiara era una donna educata e brava, vissuta per 15 anni nel collegio di suore a Teramo perché orfane di padre.
Appena sposata cominciò questo lavoro tante ragazze del paese ci andavano ricordo Maria Creati, Elisa Ridolfi e tanti altri.
Io e Dora per due anni, andavano la mattina, si tornava a mezzogiorno a casa, e verso le ore 14 di nuovo a lavorare fino a sera, si pagava lire 50 all’anno.
Dopo ho cominciato a lavorare a casa, lo zio mi ha comperato la macchina da cucire marca Fulgor nel 1935 ancora bella dopo tanti anni e si trova ad Arsita.
Dopo trascorsi i due anni da Chiara io grandicella aiutavo la zia nelle piccole faccende di casa, lei lavorava al telaio facendo pezzi di stoffa di molti colori per vestiti da donna, camice da uomo, lenzuola,servizi da tavola,asciugamani,strofinacci. Con questa stoffa di lino o di cotone si preparava il corredo per una ragazza. Lenzuola matrimoniale con bei ricami, tovaglie da tavolo con tovaglioli uguali, ricamati con fili colorati, centrini bellissimi per mettere sul tavolo, asciugamani e tante altre cose.
Io facendo questi ricami passavo la giornata, i disegni me li davano Elena e Iolanda che stavano preparando il corredo ci volevamo tanto bene erano brave ragazze e insieme si decideva il lavoro da fare sulla biancheria.
Io sapevo lavorare a macchina confezionavo vestitini per me, per la zia e camice per lo zio.
Zio Alessandro stava al negozio vendeva roba per confezionare le scarpe, suola, pelle,chiodi grandi per scarpe da montagna e piccoli per scarpe estive. Questi chiodi grandi e piccoli si facevano a mano a Basciano, ogni domenica veniva un uomo a piedi col lavoro di una settimana, un bravo lavoratore dicevano gli zii, gli preparavano la colazione e 2 bicchieri di vino e il pagamento, ripartiva per il suo paese.
La domenica il negozio era affollato di contadini per comperare e preparare scarpe per l’inverno, questo in autunno, a primavera per scarpe estive ma venivano sempre scalze.
Zio Alessandro tutte le domeniche al negozio dietro al banco teneva un bravo calzolaio a pagamento,che tagliava questa roba col modello, secondo quante paia di scarpe servivano ad una famiglia.
Ogni famiglia aveva il suo calzolaio che andava a casa a confezionare le scarpe e restava a mangiare in quei giorni di lavoro.
Così si faceva per il sarto che confezionava i vestiti si faceva il conto di quanti capi occorrevano in un anno, si scriveva il prezzo e si pagava ad Agosto col grano. Questo era per il calzolaio, per il sarto che confezionava i vestiti e per il negoziante che vendeva la roba.
Ad Agosto si portava il grano e si confermava il lavoro per il prossimo anno o si cambiava. Così era per Laura e Franco Profeta e per tutti gli operai. Ci raccontava Peppino Profeta la preoccupazione dei genitori il 15 Agosto giorno che si confermava il lavoro o si cambiava con un altro operaio.
Oggi a raccontare queste cose non ci crede. Ma la vita era così. Oggi tutto diverso molto benessere, tante cose belle da scegliere, una vita migliore per tutti con tanti divertimenti e soldi da spendere.
Io stavo bene con gli zii mi piaceva ricamare, cucire a macchina per le ragazze di quei tempi niente divertimenti.
La domenica a messa. Spesso veniva papà ad Arsita e con mia sorella Elvira e si fermava con me parecchi giorni, pure lei sapeva ricamare e insieme si decidevano i lavori da fare. Papà era contento di trattenersi ad Arsita giocava con amici Igino Creati Beniamino Franchi Basilicati 2 fratelli e tanti altri. La zia era contenta in compagnia del fratello si volevano bene. Lei non andava d’accordo col marito ma non litigavano mai, parlavano poco,caratteri diversi, ma si volevano bene.
Zio Alessandro premuroso per la famiglia, in casa tante provviste, lui pensava a tutto, spesso andava col postale a Penne comperava roba che ad Arsita non si vendeva. Il suo desiderio aiutare persone bisognose tutti lo stimavano per il suo carattere,affettuoso per i parenti suoi e della moglie, i miei fratelli anno frequentato la scuola elementare a casa sua. Era contento di vedere questi ragazzi in casa con tanta allegria della gioventù.
Partecipava alle feste religiose facendo parte alle spese. Ogni processione di un Santo faceva arrivare il concerto dai paesi vicino Arsita.
Lui contento offriva vino,liquori e dolci, preparati dalla zia Raffaella.
Durante la quaresima per una settimana due sacerdoti di S. Gabriele venivano ad Arsita restavano a mangiare e dormire a casa nostra. Il giorno in chiesa per le confessioni e la sera dopo la messa un discorso su la religione, e lui sempre presente alle feste religiose.
Per la nascita di un bimbo tutti desideravano Alessandro per compare. Dopo la mia Cresima e Comunione 1920 questo compiti lo facevo io col suo nome.
Lui preparava i soldi da regalare al comparuccio, alla levatrice, al sagrestano, al sacerdote.
In casa uguale rinfresco per tutti come sempre.
La mia madrina di Cresima insegnante Filomena di Pomponio di Arsita,sposata a Montesilvano Colli. Il marito bravo giovanotto insegnante pure lui. Tornavano spesso ad Arsita a trovare i genitori di lei unica figlia. Mi voleva molto bene da bambina. I genitori amici dei zii, negoziante di stoffa. In piazza un bel negozio con due vetrine forse il primo di Arsita dopo la guerra dal 1914 al 1918.