Cantilena popolarePalombara

Cantilena popolare

Ho ricevuto e trasmetto volentieri, nella versione originale, un’antica cantilena della zona di Palombara, Castelli e Colledoro.

Era in uso negli anni passati «Il Sant’Antonio che va pe’ le case«, che festeggiava, ogni 19 marzo, S. Antonio Abate con una canzoncina satirico dialettale, che riassumeva usi, costumi, vizi e virtu’ di un anno trascorso.  Veniva cantata da volenterosi, entrando di casa in casa.

— I —
Al cinquatasei noi ci troviamo
tutti alla testa noi ci grattiamo
che’ ci ha portato a tanta rovina
Di Nino —- e —-

— II —
I colledoresi cosi’ prepotenti
voleva la luce prima del tempi
l’anno fatto l’impianto senza correnta
per poi tenere la luce spenta

— III —
Mentre la linea ha campiato via
la luce si e’ accesa a Santa Maria
la settimana non e’ lontano
si accentera’ anche a Ronzano

— IV —
Guardate come sono camorristi
i nostri frati passionisti
con la religione non vanno avanti
si sono messi a fare i commercianti

— V —
Il buon popolo di Palombara
sono andati a capezza come somari
perche’ quasi tutti a questo contava
che per Natale la luce arrivava

— VI —
Lavalle Angelo fu Pasquale
e un grande re di Palombara
aspettava la luce con fantasia
per festeggiare la monarchia

— VII —
Si e’ visto che adopera ancora il petrolio
dice qui mezzo, ci sono delle improgli
pensa e ripensa e gira il bastono
voto anch’io per il defunto baffone

— VIII —
Lavalle Antonio e del vecchio Vincenzo
di questa luce io voglio far senza
rifacciamoci un buon bicchiere
e date retta a noi consiglieri

— IX —
Luigi Nardangeli e’ indervenuto
questo e’ tutto fiato perduto
incominciamoci piano piano
andiamo ad assaggiare la mia damigiana

— X —
Iezzi Giovanni fu Gennaro
e’ un buon uomo di Palombara
mi piace tanto la compagnia
andiamo a bere in casa mia

— XI —
Tra discussioni e bicchieri di vino
ci fa bisogno pure uno spuntino
una canestra di noci noi ci manciamo
dei frati e la luce ce n’infischiamo

— XII —
Bussi Emidio pure laveva pensato
di mettere la luce di nascosto dei frati
per non dare all’occhio ai suoi vicini
abbaccava il filo ad una pronca regina

— XIII —
Non tutto lui aveva pensato
ma quanto piu’ un suo cognato
e un’uomo di cervello fino
e Angelo Francia detto il casino

— XIV —
Ora risaliamo a Colledoro
per poter parlare di una stufa a calore
che senza legna vi fa riscaldare
funziona per mezzo dei raggi solari

— XV —
Non c’e’ piu’ neve a Colledoro
noi siamo al centro dell’Equatore
cio non dipende dall’attimosfera
ma dalla stufa del cantoniere

— XVI —
Noi andiamo in giri di prima mattina
per avvisare ai cittadini
sia da lontano che da vicini
muoiono bovini, tacchini e galline

— XVII —
Ricci Donato detto il gattone
voleva fare perfino lo sveltone
per mettersi la luce senza pagare
amici e parenti voleva fregare

— XVIII —
Solo il cognato e’ rimasto gabbato
però da lui si e’ liberato
prima che la radio funzionasse a corrente
gli e’ arrivato il pagamente

— XIX —
Il commerciante Donato Crescia
se viene la luce a me mi rincrescie
io non voglio sentire la corrente
a me serve tanto lo scura mente

— XX —
Con questa mia bilancia a sfera
oh! che delirio pesare di sera
con l’occhio alla mano che io riegiro
grammi ottocento conta per un chilo

— XXI —
Ecco la moglie che stava davanti
tu non sai fare il commercianto
non questa pesa può farsi alla genta
per un chilo basta grammi seicento

— XXII —
Quella signora di cervello fino
raccoglie l’oglio col cuppino
per non scoprire tutti gl’improgli
misura l’olio con il lume a petroglio

— XXIII —
Questi commercianti cosi’ malandrini
non pensano altro a fare quattrini
cambia il grano con la farina
per fare chiudere tutti i mulini

— XXIV —
Dice pacione con voce tonante
vi accoppo io, a voi commercianti
purche’ mi gira le mie macinelle
fò la farina senza tritella

— XXV —
Pargliamo pure dello spacciarolo
che e’ un buon uomo a Colledoro
però la moglie e’ una furbacchiona
vende le alfe per le sportazione

— XXVI —
Se poi qualcuno va arriclamare
dice ho camelle di Palombare
e proprio di Palombaro Chietini
se volete fumare ci vuole i quatrini

— XXVII —
Si ode lontano il suono di grancassa
chi e’ il fratello che fa tanto chiasso
fra canti suoni fischi e schiamazzo
non può essere altro che Guido Palazzi

— XXVIII —
Ce ne infischiamo dell’ostituto
che qui il postale non e’ piu’ venuto
none piu’ da temeri signori cittadini
abbiamo una lancia e un furgoncine

— XXIX —
Ricordiamo a questi signori
che donne e motori, son gioie e dolori
nelle curve andateci piano
e dalle donne state lontano

— XXX —
Cotogni Silvino e Candelore
non si sono piu’ visti a Colledore
Se per un quarto d’ora si vogliono assentare
il permesso delle nove gli devono lasciare

— XXXI —
Tra luce stufa, frati e correnta
tocca anche a voi signor Riverente
se io mi sbaglo mi perdonate
con santa pazienza di un ecs frate

— XXXII —
Ci sono delle donne molto imprudente
vuol battere la tonica ad un Riverente
se mi raggiro con questo mantello
col mio bastone gli batte il cervello

— XXXIII —
Da ogni parte da ogni regione
arrivano ingegnieri ed appaltatori
per visitare il gran capolavoro
la fognatura di Colledoro

— XXXIV —
Tra villa colli e il codacchio
avevano preparato polli ed abbacchio
con abbondanza di forte buon vino
per fare il pranzo a Vittorino

— XXXV —
Il sor Domenico di Pasqualetti
sta in un cantuccio e se ne sta zitto
stappa bottiglie di vino fragola
e muore la vacca di trenta paoli

— XXXVI —
Dalle frazioni passiamo al comune
l’amministrazione e’ composta di squazzoni
tra benestanti e professionisti
per noi son tutti menefreghisti

— XXXVII —
Se non e’ oggi, sara’ domani
va a toccare Ernesto Mariani
tra vicesindaco e consiglieri
non proprio tutti filibustieri

— XXXVIII —
Randi Potito chimico e dottore
venne una volta a Colledoro
ci dovete tornare da sindaco pure
per inaugurare la famosa fognatura

— XXXIX —
Il daziere della ditta Valchieri
e’ un buon signore ma troppo severo
va in negozio e si rigira gl’occhiali
e di contravvenzione incomincia a parlare

— XXXX —
La vostra abate di qui a Castelli
e un commerciante quasi novello
percio’ in chiesa a predicato
che l’olio buono lo vende l’abate

— XXXXI —
Lo vende l’olio e pure il buon vino
pero’ non veniteci senza quattrini
e se non comprate dall’abate Nicodemo
alla raccomandazione dell’anima ci rivedremo

— XXXXII —
I carabinieri di codesto paese
sono signori gentili e cortesi
vede un ubriaco che non puo’ piu’ camminare
subito in albergo lo fa passare

— XXXXIII —
Gli toglie la cinghia e i lacci delle scarpe
se la possede anche la cravatta
poi lo chiude in una stanzina
a rivederci a domani mattina

— XXXXIV —
Ecco la mattina a buonora
arriva la sveglia per quel signore
ma strilla forte il male apiteto
mi fanno male le osse e comprese le costole

— XXXXV —
Tu vieni fuori o uomo di vino
vattene a casa per questa mattina
pero’ se giudizio non metterai
in questa stanzina ritornerai

— XXXXVI —
Qui ora termina il nostro canto
e chiedo scusa a voi tutti quanti
e’ una festa di allegria
cantiamo tutti in compagnia